Settembre 2016: Luca
Vallata ed io partiamo per il Sichuan.
Il motivo, che ci ha potato in questa regione remota della
Cina, è scalare un massiccio poco esplorato: il massiccio del Genyen, pochissimi
sono gli alpinisti che lo hanno visitato. In tutto il massiccio solo 4 montagne
sono state già state salite, tutto il resto è unclimbed.
Questa situazione è tipica in molti massicci del Sichuan e del Tibet;
l’enorme quantità di montagne e la poca frequentazione fino a oggi, hanno lasciato
ancora enormi opportunità alpinistiche che sono solo da cogliere; solo i
massicci più comodi e conosciuti hanno avuto un esplorazione alpinistica. Per
ulteriori informazioni consiglio il libro di Nakamura.
Il gruppo alpinistico in questa spedizione è formato da 7
alpinisti, molto diversi tra loro. Con me c’è Luca, il mio solito compagno di
avventure, poi ci sono i britannici James (fautore della logistica), Tom, Rob e
l’irlandese Peter; a metà spedizione si unisce anche Heather, una britannica
ormai in pianta stabile a Chamonix.
Il prezzo da pagare per visitare queste montagne è l’accesso
complesso, siamo fuori dai circuiti turistici quindi ogni tragitto è da discutere/contrattate
con la gente del luogo e anche con il rappresentante del governo cinese.
Per entrare nel massiccio abbiamo dovuto avere il consenso
dei monaci, i quali ci hanno assolutamente proibito di salire la montagna più
alta, che è il Genyen 6204m poiché ritenuta sacra. La montagna però è già stata salita
un paio di volte in passato, prima da una spedizione giapponese e poi da un
spedizione italiana!
Una molla che mi ha fatto decidere a partecipare a questa
spedizione è stata la possibilità di assaporare la cultura tibetana, qui ufficialmente
è Sichuan, Cina, ma storicamente è Tibet occidentale. Le persone di etnia Han
sono poche e la lingua più diffusa è il tibetano!
Già a Litang si sente che siamo distanti dalla
occidentalizzazione, qui al massimo si sente la cinesizzazione, la colazione
dolce non esiste e quindi facciamo colazione alla cinese, zuppa di nudels
piccante alle 8 di mattina, e da qua ci attende ancora una giornata di viaggio
per raggiungere le pendici delle montagne.
Abbiamo più volte l’occasione durante la spedizione di
trascorrere del tempo con i monaci e di bere insieme a loro il buonissimo Butter
tea, una bevanda calda a base di burro di yak, tea e sale, bevanda
incredibilmente più buona di quanto possa sembrare.
Nel massiccio del Geyen c’è il monastero Rengo risalente al 1100, uno dei pochissimi ad essere sopravvissuti alla rivoluzione culturale . Oggigiorno i monaci, una comunità di 200 persone vive tutto l’anno seguendo i ritmi della vita monastica lamaista e risiedono nel nuovo monastero in costruzione alle pendici del massiccio.
Nel massiccio del Geyen c’è il monastero Rengo risalente al 1100, uno dei pochissimi ad essere sopravvissuti alla rivoluzione culturale . Oggigiorno i monaci, una comunità di 200 persone vive tutto l’anno seguendo i ritmi della vita monastica lamaista e risiedono nel nuovo monastero in costruzione alle pendici del massiccio.
Al campo base avviene un interessante confronto tra visioni
culinarie diverse, Luca ed io impariamo ad gustare il porridge la mattina e i
classici mischiotti di verdure, tutti dallo stesso sapore, che accompagneranno
la permanenza al campo base. Mentre i britannici imparano che anche una pasta
senza mille ingredienti e spezie può essere buona.
La meteo non ci favorisce e gran parte della spedizione la
passiamo sotto la pioggia, a tal punto che Peter se ne esce con: “i’m never be
so wet and i’m an Irishman”.
Le montagne sono bellissime, ma purtroppo tali condizioni
meteo ci scoraggiano dal provare obbiettivi tecnici.
James e Rob riescono a salire sul monte Hutza, e una
settimana dopo James e Peter aprono un'altra via sempre sul monte Hutza; Luca e
io dopo un tentativo sul monte Hutza lungo la cresta Ovest puntiamo un ad una
bellissima montagna, senza nome di 5912m, chiaramente vergine da un punto di
vista alpinistico.
Riusciamo a salire e scendere in 3 giorni, arrampicando su
difficoltà media e limitando al massimo il materiale che abbiamo con noi (7
nuts, 2 chiodi, una mezza corda da 60m, 2 viti da ghiaccio). Nei giorni della
salita il tempo cambia passiamo dalla stagione umida a quella secca e fredda,
le temperature precipitano e per tutta la salita soffriremo il freddo alle mani
ed ai piedi.
In questo viaggio ho capito che ogni tanto il fatto di
andare in montagna è più una scusa per visitare luoghi remoti, lontano dai
circuiti turistici e se si completa con qualche bella salita alpinistica è la ciliegina
sulla torta.
Ovviamente quando si parte per lo sconosciuto è tutto più
difficile, a partire dal materiale, che comunque per il viaggio meno è meglio
è, a tutte le variabili logistiche. A ciò si aggiunge il continuo confronto con
una cultura profondamente differente dalla nostra; sia da un punto di vista organizzativo
che culturale che spesso porta le popolazioni locali a non comprendere i nostri
obbiettivi.
Grazie ai mei compagni di spedizione per la bella
esperienza.
E grazie a cousin-trestec per le bellissime corde forniteci
l'equipe a Litang da sx: James, Tom, Rob, Peter e Luca |
Lytang ph: Peter |
monastero Rengo, risalente al 1100 D.C. |
dipinti del monastero Rongo |
niente cavallo o muli, moto! |
Tenda cucina del campo base |
Yak |
Tentativo cresta Ovest Hutza |
il sogno: parete sud del monte Hutza |
arrampicata sul monte 5912 |
stanchi ma felici |
arrampicata sul monte 5912 |
arrampicata sul monte 5912 |
arrampicata sul monte 5912 |
nei pressi della vetta, monte 5912 |
panorama, sullo sfonto di nota il monte Genyen |