lunedì 4 gennaio 2016

Alla ricerca dell’inverno perduto!




In questo strano inverno, in cui non si possono usare le pikke per mancanza di neve e ghiaccio, si arrampica come d’estate, ma al frescolino!

Pilastro Bee 27-28 dicembre 2015

Il 25 sera raggiungo Luka, vicino a Longarone. Trascorriamo la serata preparando il materiale per l’indomani; l’obbiettivo è fissato: fare la via del pilastro Bee sulla parete nord ovest del monte Agner.
La via è considerata come il capolavoro di Riccardo Bee, da lui aperta in solitaria nel luglio del 1982.
Di buon’ora entriamo nella gelida valle di San Lucano e risaliamo i pendii fino ai piedi della via.
Dormiamo ai piedi della parete, il lungo bivacco passa scambiando messaggi in whatsapp con una cordata di amici di luca che stanno salendo la via “ultimo Zar” alla prima pala di san lucano.
Una foto di loro con il fuoco, 4 persone tra cui un volto femminile ci induce a pensare che siamo da lato sbagliato della valle.
La mattina del 27 finalmente si arrampica! Entriamo nel canale e subito attacchiamo la parete, nei primi 200metri la roccia non è idilliaca e un sasso ci trancia la corda a 10 metri dalla fine; continueremo la salita con una corda da 50 metri.
In serata arriviamo al bivacco Bee, dove un muro di sassi (coperto dalla neve) “ci difende dal buio”. La lunga notte dicembrina trascorre in modo confortevole e la mattina siamo in azione, adesso ci tocca la parte più ripida e difficile della via. Risaliamo la corda fissata il giorno precede e infilo le scarpette. Luca aveva tirato ieri, ora è il mio turno. I tiri sono molto belli e la temperatura non è malvagia, non fa caldo ma non possiamo neanche lamentarci del freddo (le dita però sono spesso insensibili). Arriviamo sotto al famigerato tiro di A1 o VII, una fessura verticale lunga una decina di metri. Il tiro si rivela meno impegnativo del previsto e con una serie di incastri di mano riesco a salirlo senza grossi problemi.
I tiri si susseguono e verso mezzogiorno raggiungiamo il plateau sotto la vetta, il compito di scalinare (non abbiamo ramponi ma solo dei martelli) ci è agevolato dalle tracce di una cordata che ci ha preceduto, salendo lo spigolo nord.
Felici ma stanchi ci incamminiamo lungo la discesa dove riceviamo un’ottima ospitalità al rifugio Scarpa ed infine grazie ai genitori di luca che ci fanno trovare la macchina alla fine del sentiero, evitandoci il ritorno in autostop.
Il giorno dopo essere scesi dall’Agner luca mi fa sperimentare un’ottima cura per idratare le mani screpolate dal freddo: fare salami!!! 
Facendo salami decidiamo che fare nei giorni seguenti, per capodanno: ANDARE IN TRIGLAV!!!!
salameggiando



Triglav: Skalaška + Čop

Il team si allarga: si uniscono giulia, alpinista bresciana già compagna di diverse salite con me e luka e Mose, amico di luka, che ci farà da guida locale essendo un ottimo conoscitore delle alpi giulie.
Sono già stato nelle alpi giulie qualche anno fa, al monte Mangart dove insieme a Saro e Fafiez avevo percorso la via Lomasti, ero rimasto affascinato dalla wilderness di quei posti.
Ritrovo al confine Italia-Slovenia alle ore 8, atmosfera tetra e nuvole basse ci accolgono. Arriva uno tipico furgone da arrampicatore e scende uno strano tizio con capelli rosa… è lui, Mose! Dopo le presentazione partiamo subito!!!
Verso mezzogiorno attacchiamo la parete circondati dalle nebbie, la prima metà parete è piuttosto facile arriviamo velocemente al posto da bivacco. E qui inizia un altro bivacco invernale di 15 ore, ma in quattro persone il tempo scorre più velocemente.
La mattina riprendiamo e un bel tiro di V+ bello scivoloso ci dà il risveglio. I tiri nella parte alta sono i più sostenuti, e viste le basse temperature preferiamo continuare con gli scarponi e lasciare le scarpette d’arrampicata nello zaino, ma in via ci sono molti chiodi e la cosa aiuta.
Verso le 15 siamo fuori dalla cengia e alle 16 siamo in vetta! Questa è una vetta simbolo, infatti si dice che ogni cittadino sloveno per essere un cittadino sloveno deve essere stato in vetta al monte Triglav.
Infatti nonostante sia il 31 dicembre e sia quasi buio troviamo altre 3 persone in vetta.
In un’oretta siamo al rifugio dove decidiamo di passare la notte e quindi anche capodanno, siamo gli unici non sloveni e l’atmosfera è molto accogliente e calorosa; abbiamo sete ma manca acqua; quindi ci dissetiamo con birre e grappe locali.
Trascorriamo un capodanno differente dal solito, immersi nella cultura alpina slovena, dopo aver salito una parete bellissima in un posto simbolo dell’alpinismo. In testa mi riecheggiano i nomi dei grandi sloveni che hanno scritto la storia dell’alpinismo, veniamo a sapete che la via che abbiamo percorso è la stessa che Berhault aveva scelto per iniziare la sua traversata delle alpi.
Anche noi l’indomani traverseremo mezze alpi per tornare a casa, ma in macchina!






il pilastro che  punta verso il cielo

freddi bivacchi
il tiro chiave: la fessura di A1 o VII-
storia del bivacco Bee
placche e scarponi





bivacco Bee
lungo la via Bee sulla parete nord dell'Agner
lungo la via Bee sulla parete nord dell'Agner
primo sole dopo due giorni
all'uscita della via Bee
all'uscita della via Bee


il monumento all'alpinismo sloveno
sotto la parete nord del Triglav





lungo la via Skalaška + Čop sulla nord del Triglav

lungo la via Skalaška + Čop sulla nord del Triglav

bivacco!

ambiente da parete nord

lungo la via Skalaška + Čop sulla nord del Triglav




in vetta, ricordando i grandi dell'alpinimo
al rifugio, festeggiando capodanno!

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