In questo strano inverno, in cui non si possono usare le
pikke per mancanza di neve e ghiaccio, si arrampica come d’estate, ma al
frescolino!
Pilastro Bee 27-28 dicembre 2015
Il 25 sera raggiungo Luka, vicino a Longarone. Trascorriamo la
serata preparando il materiale per l’indomani; l’obbiettivo è fissato: fare la
via del pilastro Bee sulla parete nord ovest del monte Agner.
La via è considerata come il capolavoro di Riccardo Bee, da
lui aperta in solitaria nel luglio del 1982.
Di buon’ora entriamo nella gelida valle di San Lucano e
risaliamo i pendii fino ai piedi della via.
Dormiamo ai piedi della parete, il lungo bivacco passa
scambiando messaggi in whatsapp con una cordata di amici di luca che stanno salendo
la via “ultimo Zar” alla prima pala di san lucano.
Una foto di loro con il fuoco, 4 persone tra cui un volto
femminile ci induce a pensare che siamo da lato sbagliato della valle.
La mattina del 27 finalmente si arrampica! Entriamo nel
canale e subito attacchiamo la parete, nei primi 200metri la roccia non è
idilliaca e un sasso ci trancia la corda a 10 metri dalla fine; continueremo la
salita con una corda da 50 metri.
In serata arriviamo al bivacco Bee, dove un muro di sassi
(coperto dalla neve) “ci difende dal buio”. La lunga notte dicembrina trascorre
in modo confortevole e la mattina siamo in azione, adesso ci tocca la parte più
ripida e difficile della via. Risaliamo la corda fissata il giorno precede e
infilo le scarpette. Luca aveva tirato ieri, ora è il mio turno. I tiri sono
molto belli e la temperatura non è malvagia, non fa caldo ma non possiamo
neanche lamentarci del freddo (le dita però sono spesso insensibili). Arriviamo
sotto al famigerato tiro di A1 o VII, una fessura verticale lunga una decina di
metri. Il tiro si rivela meno impegnativo del previsto e con una serie di
incastri di mano riesco a salirlo senza grossi problemi.
I tiri si susseguono e verso mezzogiorno raggiungiamo il
plateau sotto la vetta, il compito di scalinare (non abbiamo ramponi ma solo
dei martelli) ci è agevolato dalle tracce di una cordata che ci ha preceduto,
salendo lo spigolo nord.
Felici ma stanchi ci incamminiamo lungo la discesa dove riceviamo
un’ottima ospitalità al rifugio Scarpa ed infine grazie ai genitori di luca che
ci fanno trovare la macchina alla fine del sentiero, evitandoci il ritorno in
autostop.
Il giorno dopo essere scesi dall’Agner luca mi fa
sperimentare un’ottima cura per idratare le mani screpolate dal freddo: fare
salami!!!
Facendo salami decidiamo che fare nei giorni seguenti, per
capodanno: ANDARE IN TRIGLAV!!!!
Il team si allarga: si uniscono giulia, alpinista bresciana già
compagna di diverse salite con me e luka e Mose, amico di luka, che ci farà da
guida locale essendo un ottimo conoscitore delle alpi giulie.
Sono già stato nelle alpi giulie qualche anno fa, al monte
Mangart dove insieme a Saro e Fafiez avevo percorso la via Lomasti, ero rimasto
affascinato dalla wilderness di quei posti.
Ritrovo al confine Italia-Slovenia alle ore 8, atmosfera
tetra e nuvole basse ci accolgono. Arriva uno tipico furgone da arrampicatore e
scende uno strano tizio con capelli rosa… è lui, Mose! Dopo le presentazione
partiamo subito!!!
Verso mezzogiorno attacchiamo la parete circondati dalle
nebbie, la prima metà parete è piuttosto facile arriviamo velocemente al posto
da bivacco. E qui inizia un altro bivacco invernale di 15 ore, ma in quattro
persone il tempo scorre più velocemente.
La mattina riprendiamo e un bel tiro di V+ bello scivoloso
ci dà il risveglio. I tiri nella parte alta sono i più sostenuti, e viste le
basse temperature preferiamo continuare con gli scarponi e lasciare le
scarpette d’arrampicata nello zaino, ma in via ci sono molti chiodi e la cosa
aiuta.
Verso le 15 siamo fuori dalla cengia e alle 16 siamo in
vetta! Questa è una vetta simbolo, infatti si dice che ogni cittadino sloveno
per essere un cittadino sloveno deve essere stato in vetta al monte Triglav.
Infatti nonostante sia il 31 dicembre e sia quasi buio
troviamo altre 3 persone in vetta.
In un’oretta siamo al rifugio dove decidiamo di passare la
notte e quindi anche capodanno, siamo gli unici non sloveni e l’atmosfera è
molto accogliente e calorosa; abbiamo sete ma manca acqua; quindi ci dissetiamo
con birre e grappe locali.
Trascorriamo un capodanno differente dal solito, immersi
nella cultura alpina slovena, dopo aver salito una parete bellissima in un
posto simbolo dell’alpinismo. In testa mi riecheggiano i nomi dei grandi
sloveni che hanno scritto la storia dell’alpinismo, veniamo a sapete che la via
che abbiamo percorso è la stessa che Berhault aveva scelto per iniziare la sua traversata
delle alpi.
Anche noi l’indomani traverseremo mezze alpi per tornare a
casa, ma in macchina!
il pilastro che punta verso il cielo |
freddi bivacchi |
il tiro chiave: la fessura di A1 o VII- |
storia del bivacco Bee |
placche e scarponi |
|
lungo la via Bee sulla parete nord dell'Agner |
lungo la via Bee sulla parete nord dell'Agner |
primo sole dopo due giorni |
all'uscita della via Bee |
all'uscita della via Bee |
il monumento all'alpinismo sloveno |
sotto la parete nord del Triglav |
lungo la via Skalaška + Čop sulla nord del Triglav |
lungo la via Skalaška + Čop sulla nord del Triglav |
bivacco! |
ambiente da parete nord |
lungo la via Skalaška + Čop sulla nord del Triglav |
in vetta, ricordando i grandi dell'alpinimo |
al rifugio, festeggiando capodanno! |
Nessun commento:
Posta un commento